Mollare tutto e partire per conoscere e vivere ogni angolo del nostro pianeta. In tanti lo sognano, in pochi hanno avuto il coraggio di farlo veramente. Raffaele Giordano da Corbara, in provincia di Salerno, fa parte di quest’ultimo piccolo gruppo; si definisce un sognatore, alla soglia dei 30 anni ha deciso di mettere da parte la solita routine quotidiana ed il 17 ottobre del 2017 si è messo in viaggio per inseguire il suo sogno: scoprire il mondo seguendo l’istinto e lasciandosi trascinare dagli eventi. È in viaggio da oltre 700 giorni, ha avuto modo di visitare più di 10 Nazioni ma vuole ulteriormente ampliare i suoi orizzonti.
Al momento si trova in Sud America dove in sella ad una bicicletta vuole raggiungere Ushuaia (Argentina, ndr), la città più australe del mondo, che si trova nell’arcipelago della Terra del Fuoco, soprannominato “la fine del mondo”. Noi di ViaggioIn abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere, è uscita fuori una intervista meravigliosa con la quale inauguriamo la nostra nuova rubrica “Viaggioinsieme a…”.
1) Ciao Raffaele, in un video che hai pubblicato sul tuo blog alla domanda ‘perché amo viaggiare?’ Rispondi perché sono un viaggiatore, ecco ci puoi dare una definizione di Viaggiatore?
Buongiorno ragazzi. Comincio col dire che non ho una vera e propria definizione per la parola “viaggiatore”. Il viaggiatore è come un nomade, non ha una destinazione finale, ed ha le stesse difficoltà che ogni persona incontra giorno per giorno. Il mio modo di essere viaggiatore non è quello che viene inteso da molti che si prendono 20 giorni l’anno, tranquilli ed organizzati, per farsi il loro viaggio. Quando sono in giro mi possono capitare varie problematiche come per esempio la rottura della bicicletta e, nel mezzo del nulla, devo riuscire a trovare qualcuno che me la ripari, o potrei aver bisogno di alcune cure. Non è una vita facile, devi sempre spostarti, ogni paese ha una cultura diversa e quindi ti devi adattare, devi capire le varie problematiche dei posti dove ti trovi, devi cominciare a fare amicizia ogni volta. Per questo dico che la miglior definizione per viaggiatore è “nomade”.
2) Chi era Raffaele Giordano prima di intraprendere questa stupenda avventura?
“Ero (e sono) un sognatore. Mi è sempre piaciuto scoprire le bellezze del mondo, stare a contatto con le persone e conoscerne di nuove. Ragion per cui sin da giovanissimo ho lavorato come animatore turistico nei villaggi. Quest’esperienza mi ha permesso di stringere rapporti con persone provenienti da tutti i continenti, alimentando in me la curiosità di voler conoscere ogni angolo di questo pianeta.
Nel frattempo ho completato gli studi e mi sono trasferito a Roma, dove ho iniziato a lavorare nell’ambito dell’ingegneria clinica. Nei giorni in cui non lavoravo ho continuato ad organizzare piccoli viaggi in giro per l’Europa, nella maggior parte dei casi facendo autostop per spostarmi da una parte all’altra di un determinato Paese. Questa è sempre stata la mia indole, ancora prima di intraprendere il mio viaggio in giro per il mondo.
3) Qual è stata la scintilla che ti ha fatto dire basta, cambio vita?
Probabilmente il pensiero di voler cambiare stile di vita è sorto al termine di un viaggio in Florida (USA, ndr). L’esperienza è durata un mese e quando tornai a Roma, alla vita di di tutti i giorni, non mi piacevo: ero nervoso e agitato. La vita negli States mi apparve meccanica, robotica, lontana da me e dal mio modo di essere. In quel momento ho compreso appieno di non desiderare la routine giornaliera in una grande città. La vera scintilla che mi ha fatto dire realmente “basta”, però, fu un viaggio in Giappone, il mio primo viaggio da solo. Mi ha stravolto questo viaggio, a distanza di sette, otto anni posso dire che il Giappone è stata una esperienza unica, perché ho avuto modo di immergermi in una cultura bellissima, fondata sul concetto di educazione – un principio che né in Occidente, né qui dove mi trovo adesso è praticato, anzi. Ecco il Giappone è stato il primo mattone, il mattone d’oro del mio percorso che mi ha portato a cambiare vita. Sempre in Giappone, c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: in una metro di Osaka ho visto la fotografia del sito archeologico Angkor Wat che si trova in Cambogia e mi sono detto “devo andarci assolutamente“. Torno in Italia e provo ad organizzare questo nuovo lungo viaggio per conoscere il sud-est asiatico.
La prima tappa è la Thailandia, da lì decido di raggiungere il Vietnam via terra e poi la Cambogia. Per i primi 10 giorni sono insieme ad un amico, poi lui rientra ed io proseguo da solo. In Vietnam conosco una ragazza, una sorta di geisha che comincia a prendersi cura di me, mi ospita a casa sua. È stato un incontro fuori dal tempo. Per me è stato come un segnale, la vita mi stava offrendo una opportunità incredibile. Inizio a pensare che non voglio più salire sull’aereo di ritorno, alla fine però su quell’aereo ci salgo. Ritorno a casa ed il peso della routine comincia ad essere insostenibile: il pranzo con i genitori, la classica serata con gli amici. Ripenso al fatto che durante il mio viaggio nel sud est asiatico è come se avessi vissuto una vita intera condensata in pochissimi mesi. Dopo questa esperienza ho capito che voglio vivere la vita conoscendo il mondo. Ho iniziato a fare del volontariato, il primo è stato in Africa. Durante questa esperienza ho capito che nemmeno questo mi bastava: volevo muovermi continuamente, e per fortuna ho trovato tante mani tese disposte ad aiutarmi. Da lì è stato un crescendo, e adesso mi ritrovo in Sudamerica.
4) Hai iniziato la tua avventura nell’autunno del 2017, ci può dire qual è il posto in cui hai lasciato il cuore e vorresti ritornare quanto prima?
L’India, assolutamente. Ancora oggi sento il bisogno di ritornarci, mi sento obbligato perché è stato il primo posto in cui ho vissuto da quando sono partito definitivamente. È stata una esperienza che mi ha formato sotto molti aspetti. Quando tornerò in India, andrò anche in Nepal, un altro paradiso. Forse eviterò di fare di nuovo il della trekking dell’Annapurna, ma questa è un’altra storia.
5) Ci può raccontare qualche aneddoto particolare dei tuo viaggi? L’esperienza da raccontare ai ‘nipoti’?
Non so se ai miei nipoti riuscirei a raccontare questa storia. Mi trovavo al confine tra India e Myanmar e poco distante da me è scoppiato un ordigno, dopo una ventina di minuti ecco una serie di proiettili. In quel momento ho compreso la vera essenza della vita, sono scappato via per rifugiarmi e mi sono ritrovato nei pressi di un lago, uno dei luoghi più importanti dell’India. Lì ho trovato un furgone abbandonato ed ho iniziato a ripararlo; ho vissuto in quella zona per un periodo di circa dieci giorni. Sempre nei pressi del lago ho conosciuto un contadino, ho fatto amicizia con lui. Ricordo questi dieci giorni come un periodo, seppur breve, unico. Nonostante i problemi di comunicazione con il contadino, ricordo un forte legame con lo stesso. Questo posso davvero raccontarlo ai miei nipoti, in seguito, forse, parlerò loro anche dell’ordigno esploso. Ho vissuto un’altra esperienza incredibile quando ho iniziato a percorrere il Sudamerica in bici. In Colombia, sono stato attaccato da una persona con un machete. Esperienza davvero da dimenticare. Delle volte non ricordo tutte le mie esperienze, rileggendo il mio diario mi ritorna in mente tutto. Recentemente sono stato a Santiago del Cile per una settimana durante le proteste per il coprifuoco imposto dal Governo e per le violazioni dei diritti umani. Non avevo mai assistito a qualcosa del genere. Nonostante le difficoltà, ho preso parte ad un momento storico del Cile e non solo. Ai miei nipoti racconterò la bellezza del mondo, siamo fortunati, dovremmo vivere giorno dopo giorno ma sempre con dignità. Per viaggiare in questo modo ci vuole coraggio, ‘sprint’. La vita va vissuta nonostante i molteplici problemi. Racconterò tutto ai miei nipoti, dal primo all’ultimo giorno.
6) Raccontaci brevemente del tuo viaggio attuale, e dove trascorrerai il Natale. A proposito non ti manca passare le festività a casa?
Non so dove festeggerò il Natale, come ti dicevo sono in bici ora. Nel mio primo anno di viaggio è arrivato il giorno di Natale e io nemmeno lo sapevo. Non sono molto legato a queste cose, è più facile che mi ricordi di un giorno qualunque dove mi sono svegliato bene, sotto un bel sole, in una natura fantastica. Non lo so quindi, attualmente sono in viaggio verso l’Ushuaia, mi aspettano 3500 km e può succedere di tutto. È durissima pedalare in bici per tutti questi km, ma è sempre stato il mio sogno. I paesaggi qui sono a dir poco fantastici, dormirò tutte le notti in tenda con il rumore dell’acqua. Sinceramente non so rispondere, so solo che ovunque sarò ci saranno la mia tenda, il mio pentolino cosi da potermi cucinare qualcosa e la mia bella bicicletta. Nel mio primo anno ho fatto la meditazione Vipassana che ti porta a stare 10 giorni (in realtà sono 11 anche se tutti dicono 10) in una struttura dove devi stare in silenzio e dove io feci un corso, ancora più duro, che ti obbligava a stare 10 ore al giorno anche immobile. E’ stata veramente dura e non potendo parlare con nessuno, visto che ero in una stanza singola, ho scoperto che soltanto una volta uscito che era il 31 dicembre, ed avevo quindi passato Natale ed il mio compleanno, il 27 dicembre, lì dentro.
7) Ti sei posto un obiettivo per il 2020? Un continente da visitare, oppure semplicemente tornare a casa per un po’ 🙂
Anche questo non lo so. Dopo l’Ushuaia mi sposterò a Buenos Aires e poi si vedrà. Dipenderà molto se e dove venderò la mia bicicletta. Sono partito per la Patagonia con 5 giorni di ritardo perché mi sono slogato una caviglia, quindi mi viene difficile rispondere anche a domande su cosa farò domani. L’unica certezza è che nel 2020, almeno inizialmente, rimarrò ancora in Sud America. Mi piacerebbe trovare una barca per tornare in Europa, anche se al momento non ho i soldi per potermela permettere, ma spero di riuscire a trovare qualche lavoro, o magari una mansione vera e propria su una barca come quella di pulirla due volte al giorno o cucinare a bordo, cosi da vivere un’altra bellissima esperienza. Il mio obiettivo futuro, una volta tornato, è sicuramente quello di farmi un bel giro dell’Italia, ma è ancora troppo presto per parlarne.
8) Viaggioin nasce con l’intento di dare consigli a chi decide di mettersi in viaggio per visitare le bellezze nel nostro mondo. Qual è il tuo consiglio?
Il consiglio che do è quello di immergersi completamente quando si fa un viaggio. Di non curare solo gli aspetti ‘turistici’, perché alla fine ti rimane molto poco. Sono cose materiali, per quanto mi riguarda è come se ti compri una macchina solo per sentirti più felice; magari una macchina più bella, più costosa di quella del vicino di casa. Se affronti un viaggio guardando solo il lato turistico si ritorna a casa con poco, e questo poco nel tempo svanisce. Le esperienze vere – seppur brevi – ti rimangono dentro per sempre. Basta una parola chiave e riemergono subito. Più in generale, il consiglio spassionato che voglio dare a chi ci legge è quello di seguire i propri sogni, perché i sogni sono un motore fortissimo per noi essere umani. Bisogna seguirli, non bisogna avere paura di fare un passo verso i nostri desideri, non succede nulla.